Pare che lo stato italiano stia facendo tutto il possibile per uccidere quel barlume di reputazione che è rimasto degli italiani nel mondo, imponendo con l’ennesima ridicola legge la rimozione da internet o la degradazione de “le opere dell’ingegno di carattere creativo che appartengono alla letteratura, alla musica, alle arti figurative, all’architettura, al teatro ed alla cinematografia, qualunque ne sia il modo o la forma di espressione”, quindi praticamente di tutto.
Non sia mai che si diffonda un po’ di cultura!
Ma i nostri governanti non si devono preoccupare, non c’è assolutamente questo rischio! Le cose che tendono a diffondersi in Italia sono esattamente agli antipodi della cultura, ed il popolo è sempre più ignorante.
L’altro giorno ho letto su un forum (il cui plurale sarebbe casomai “fora”, e non “forums”, ma lasciamo perdere) la parola “allestimento” scritta come “all’estimento”.
Sento spesso parlare di “albitri” che dovrebbero “espulgere” i giocatori, ed ho anche letto da qualche parte “ungi da me il tuo sguardo” (se è unto, magari scivola via…).
Sono errori, svarioni, può succedere ed io posso soprassedere.
Quello che mi manda completamente in bestia è l’errore sempre più comune nell’uso di
Piuttosto che
In estate vado al mare, piuttosto che in montagna, piuttosto che in campagna, piuttosto che in città.
Quelli che si esprimono così dimostrano soltanto ignoranza caprina, ed hanno tutto il mio disprezzo perché stanno cercando di uccidere la lingua italiana colpendola al senso stesso delle parole!
“Piuttosto che” significa “di più una cosa rispetto ad un’altra”, non può avere significati diversi, pertanto non lo si può usare in quel modo.
Dire “voglio andare al mare piuttosto che in montagna” dichiara una netta preferenza per la prima ipotesi rispetto alla seconda, non le mette assolutamente sullo stesso piano come sarebbe dicendo “voglio andare al mare o in montagna”.
Non si possono concatenare più occorrenze di “piuttosto che” nella stessa frase, se si vuole esprimere una preferenza rispetto a molti oggetti si può usare la congiunzione “o”:
“voglio andare al mare piuttosto che in montagna o in città”
Ecco che vi ho appena fornito (gratis) una semplice regola: se state dicendo due volte di fila “piuttosto che”, state di certo sbagliando!
Adesso non si potrà più dire che non ho fatto niente per tentare di salvare l’Italiano.
Se volete continuare a scimmiottare i conduttori di radio deejay, sappiate che su questo errore non transigo, quindi moderatevi almeno in mia presenza. Grazie.
D’annata mente daccordo. 😛
È da un po’ che penso esattamente la stessa cosa.
Trovo inammissibile il fatto che l’Italiano medio (il che include, ad occhio e croce, una percentuale non inferiore del settanta percento dell’attuale popolazione Italiana) non conosca la propria lingua.
E non parlo di inflessioni più o meno marcate del dialetto locale, quello è giusto che esista, parlo dell’Italiano «standard».
Situazione tristissima.
I Francesi parlano francese. E bene: li iniziano a bacchettare sin da piccoli.
Gli Inglesi parlano inglese. E bene: li iniziano a bacchettare sin da piccoli.
Gli Spagnoli …beh… OK, gli Spagnoli sono un caso a parte… 😛
Ora scusate ma devo sentire che cosa ha chiesto Costantino ad “Abbrutiti e puttanelle”, il noto Null Show di Maria de Filippi…
ma è poco elegante dire “li iniziano a bacchettare sin da piccoli”, sarebbe sufficiente dire “li bacchettano sin da piccoli”, che ha già in sé un inizio.
‘D’annata mente’ mi pare che abbia qualcosa di dannatamente strano, no???
multiamo tutti quelli che lo fanno….è una cosa che detesto….piuttosto non parlo ma non lo dico!
È davvero uno schifo, ma dove stiamo andando a finire . .
Beh, oggi su un sito ho letto di opuscolo che “costituisce una lettura assestante” ???
Non credo volessero dire di una lettura “che assesta”.
Qualcuno che su un motore di ricerca scrive “messaggi subb..”, immediatamente corretto continua e scrive “messaggi subliminari”…
🙂
Farebbe sorridere se a scriverlo non fossero i tuoi amici, e di quelli più cari per giunta!
Comunque credo che lo stato italiano stia distruggendo ben più della credibilità, sta distruggendo gli italiani, e la voglia di essere italiani di coloro che se ne rendono conto.
Ciao!!
Martino.
questo post denota pazzia interiore.
e zio e zia vogliono la doppia Z 😀
Post sublime, concordo in pieno.
[…] come spunto questo ottimo post per dire la mia riguardo alcuni modi di dire di uso […]
Su un forum qualche tempo fa lessi in risposta ad un post che usava l’espressione “sua sponte” questa chicca:
<>
Per non parlare delle bestialità che si sentono quotidianamente per strada, sull’autobus, ai semafEri…
Azz! il post precedente mi ha mangiato la citazione!
la citazione era:
Sua “sponte” che è? un nuovo neologismo tipo “raga”?
Sono pienamente d’accordo. Vedo molti, anzi troppi casi di ignoranza pura. E la tendenza è destinata ad aumentare purtroppo…
Assolutamente d’accordo con te, a tutti gli ignoranti (persone che non sanno) che leggono: quando dite PIUTTOSTO CHE vi ascolto e dentro di me dico Piuttosto Fessi
Mah… io sarei più arrabbiato per “espulgere”. Io sono assistente presso la Facoltà di Psicologia di una nota Università italiana, e non riesci neppure ad immaginare quello che leggo negli elaborati scritti. “a” senza “h”, “e” senza accento, “un'” con l’apostrofo davanti ad un nome maschile.
Quando mi trovavo di fronte ad errori del genere, bocciavo per direttissima e scrivevo nella correzione “gravissimi errori grammaticali”.
Senonché, un bel giorno, alcuni studenti si sono lamentati col Preside perché, e cito testuali parole, “anche se contengono errori grammaticali, gli elaborati in questione esprimono chiaramente i concetti richiesti” e il Preside mi ha detto di soprassedere agli errori, dato che a suo giudizio erano dettati dalla fretta, (ho pensato subito: tutti dalla fretta? Alla faccia!) e li ho dovuti promuovere!
Non sono d’accordo, Emiliano. Il grottesco “espulgere” e gli altri errori di cui parli non stravolgono il senso della frase. In fondo “espulgere” vale “espellere”. Quando parliamo di “piuttosto che”, ci riferiamo ad un altro tipo di errore, ben più irritante. Sarebbe come se, improvvisamente, “espellere” venisse usato per significare “accogliere”.
@Emiliano: posso solo esprimerti la mia solidarietà… errori del genere sono trascurabili su un blog, non su un elaborato da presentare ad un esame!
Concordo in pieno! E poi il bello è che le persone che ne fanno uso, stranamente, credono di essere particolarmente colte o raffinate (tra gli illustri utenti del “piuttosto che” disgiuntivo citiamo dotti come Veltroni, Fabio Fazio, e, recentemente sentita in tv, l’engagée cristina Donà, giusto per citarne alcuni), si tratta cioè della stessa gente che disprezza il poveraccio (o altrettanto analfabeta) che non sa usare i congiuntivi, ma è talmente ignorante da non rendersi conto di commettere un errore analogo.
Condivido pienamente il post, questo utilizzo sbagliato (e anche brutto) del piuttosto mi fa incazzare da morire, anche perché in certi casi non si capisce cosa si vuole dire.
Fortunatamente al sud non si usa mai, le uniche volte che lo sento è durante presentazioni e conferenze fatte da persone del nord (soprattutto di torino), che probabilmente si sentono più colte violentando la lingua italiana.
Ma mi rendo conto che forse non lo fanno per snobismo, *piuttosto* per pura ignoranza.
Quindi aiutiamoli poverini.
E’ vero, al sud esiste solo come fenomeno di importazione (o crassa ignoranza di alcuni indigeni che vogliono emulare i vippetti in tv), così come, per fortuna, non si usa dire “te” in funzione di soggetto: es. “Te ci vai al concerto?”, altro orrore ormai purtroppo sdoganato, al punto che lo si sente perfino nei doppiaggi. Con questo non voglio affermare, a scanso di equivoci, che il meridione detenga la perfezione della lingua, (anzi…), quanto sperare che i vari usi linguistici errati di matrice regionale o locale si estinguano, piuttosto che diffondersi!
Da noi in Toscana il “te” soggetto è tollerato (uhm, direi “normale”…), fa parte della nostra lingua… l’importante è sapere quando va bene usare il dialetto e quando invece no.
Per esempio, se Benigni avesse sempre usato un italiano perfetto, avrebbe avuto lo stesso successo?
In ogni caso, però, ognuno dovrebbe usare il suo, di dialetto, e non internazionalizzare quello milanese. Ne approfitto per linkare questa pagina dalla forma poco seria (forse meglio dire che è demenziale) ma dal contenuto condivisibile 🙂
cmq, bella raga a ttt da me ke sn il + figo 😀
E vogliamo parlare di coloro che, ritenendo che “perplesso” sia un participio passato, fanno largo uso del verbo “perplimere” in tutte le sue coniugazioni??? Sentendosi pure molto fighi e forbiti, ovviamente…
Davvero complimenti per il blog
@les: “perplimere”, secondo l’Accademia della Crusca, è stato inventato da Corrado Guzzanti, ed in effetti ha un effetto decisamente comico.
Dato che tendo spesso a giocare con le parole, lo uso abbastanza “naturalmente”, ma non mi sognerei mai di usarlo in un contesto formale.
Ai ganzi di cui sopra, quelli che si sentono forbiti, prova a chiedere per esempio qual’è il participio passato di “esigere”… pochi ti daranno la risposta esatta 😀
Ho colto esattamente ciò che vuoi dire! 🙂
non avevo dubbi che l’avresti, cólto! 😀
Completamente d’accordo! Anche io sono per la salvaguardia del “piuttosto che”, e ti ho citato in una mia rubrica che posterò per la prima volta a fine luglio!
Bel blog, scambiamoci i link se ti va: fammi sapere sul mio, un saluto.
C.
Bravo batterista, ti studio ancora un po’ e poi se mi va ti aggiungo al blogroll 😉
Devo dire che questo blog mi ha chiarito le idee, anche se Ulisse perdoda alcuni errori, secondo me gravi e ne condanni altri…
Già che siamo in ballo, balliamo, qual’è si scrive senza apostrofo… Qual è ^__^ sei solo un pò distratto Ulisse, vero?
anche tu hai sbagliato! un po’ si scrive con l’apostrofo, non con l’accento
Devo ammettere che “qual è” senza apostrofo non la sapevo proprio… probabilmente è colpa della mia maestra elementare 😀
Non si finisce mai di imparare!
L’emergenza del momento sembra però essere l’incombente estinzione dei congiuntivi nei film (e di conseguenza nella lingua parlata); in “Tutta la vita davanti“, per esempio, la Ferilli pronuncia un raccapricciante “do una festa domani, vorrei tanto che ci sei!”
Ne ho notati altri di film coniugati male, per fortuna non tanti, in tutti i casi rimango cosi é__è
Che bestie e poi ci lamentiamo se la gente non sa parlare bene in italiano.
Ulisse, sottoscrivo parola per parola, hai reso meravigliosamente quello che è anche il mio pensiero!
Aggiungo un micropensiero sugli accenti: rùbrica, circuìto (al posto di circùito)..
E poi, propongo di mandare a ripetizioni di italiano quelli che scrivono i sottotitoli per la TV (es. attore/doppiatore dice: “cosa vuoi che ti dica”, sottotitolo: “cosa vuoi che ti dicO”).
Questo è l’italiano che viene IMPARATO dalla TV…
sono disgustato anch’io. pensavo di essere l’unico a lamentarsi ma non è così. Ho creato un gruppo si facebbok dove tutti possono lamentarsi del “piuttosto che”. link: http://www.facebook.com/group.php?gid=30776763235 . contattatemi cercando enri più.
bah, io sono disgustato anche da facebook…
Non sopporto più le persone che usano PIUTTOSTO come congiunzione…….non si può sentire……e poi se cerchi di spiegare che non è così, la rigirano e dicono che si può udare in entrambi i casi…
Che gente….libri di grammatica per tutti…….
E’ vergognoso che non si possa debellare il famigerato “piuttosto che” che alle persone “normali” crea una confusione enorme, ma non si può, una volta per tutte fare chiarezza, magari in televisione, quella non spazzatura? grazie
Complimenti per l’articolo “piuttosto che…”
Pensavi di essere l’unico a cui desse enorme fastidio l’uso improprio di PIUTTOSTO CHE. Con piacere vedo che non è vero!
Invito chi volesse ad iscriversi al gruppo che ho creato su Facebook “basta usare il “PIUTTOSTO CHE”.
grazie a tutti.
Enrico
Ulisse complimenti per le precisazioni su “piuttosto che”.
Il ’68, il 6 politico ed i telefonini hanno distrutto la nostra bella lingua.
Hai mai sentito parlare di: “nulla aosta”, “io sono il tuo alter ergo”, “l’ambulanza a sirene spietate”, “sono andato a fare una gita in canova”, “oggi mi sento tanto obliterato – anch’io non mi sento tanto bene”, “dalle analisi ho il polistirolo alto”, “è rimasto tutta la notte al capezzolo della madre morente”, “ho mangiato un avogadro con gamberetti”, “il Sig.Rossi dice ad un altro Rossi: lei è il mio anonimo”.
NON sono barzellette, ma frasi realmente pronunciate da persone cosidette “còlte” (e non colte nel prato) e non dal comico Guzzanti.
Ora ad una richiesta di parere si risponde “assolutamente” non seguito però da un SI o da un NO il che non vuol dire assolutamente nulla, ma fa molto chic.
“Piuttosto che” l’ho sentito per la prima volta intorno agli anni 80 in una conferenza di un nuovo Direttore di banca, venuto dal Nord e ritenuto coltissmo, ma rivelatosi poi un grande bluff che sosteneva, tra l’altro, un’operazione bancaria che lui chiamava “Pegàso” e non “Pègaso”.
Questo e tanto altro.
Saluti e W l’italiano, ….l’italiano vero.
Scusa, Paolo, ma cosa c’entrano il ’68 e il 6 politico? L’uso dell’espressione “piuttosto che” usata come disgiuntiva è stato inventato dalla classe agiata settentrionale negli anni ’80 per darsi un tono snob – della quale è probabilmente esponente quello tu stesso citi (e di cui esiste esempio eclatante sul sito dell’Accademia Della Crusca).
Di solito lo usano gli stolti per rimpolpare concetti idioti, dobbiamo combatterli perchè è davvero dannoso, ormai lo adoperano anche persone di un certo rilievo (ma fondamentalmente ignoranti) e presto qualche dottore provocherà la morte di un suo paziente prescrivendo “prenda questa medicina piuttosto che l’acido muriatico”…
GRazie! Grazie mille!!! Odio il – piuttosto che – usato in questa impropria maniera ma lo sentivo da persone “apparentemente” colte quindi ero arrivata a pensare di essere io la capra…e invece… 😀 il catanese 😀 mi hai fatto morire dal ridere 😀 buonanotte credo che andrà a letto piuttosto che a dormire ora 😀
PIUTTOSTO CHE!!!!
Finalmente!!!! Pensavo di essere l’unico essere sulla faccia della penisola italica ad essermi accorta di questa mostruosità!!! La prima volta che ho sentito il “piuttosto che” usato al posto della “o” e della “e” (c’è chi ha deciso che si usa anche al posto della “e”!!) sono rimasta perplessa, ma comunque credevo fosse stato un errore così…diciamo di distrazione…poi quando ho iniziato a vedere che invece improvvisamente TUTTI ormai lo usavano in questo modo credetemi, ho iniziato a pensare, dopo essermi accorta che non ero entrata in un universo parallelo, di essere sempre stata io in errore! Non poteva essere vero che il novanta per cento della gente sbagliasse una cosa così “normale”..così ovvia..così elementare…improvvisamente poi…o no? A quanto pare no!! 😀 Sono sicura che a breve qualcuno mi correggerà per dirmi che il mio “piuttosto che” l’ho messo dove non dovevo!! 😀 Qualcuno lo salvi!!!! “Piuttoeto che” for ever!!!!
é incredibile, l’ho sentito spesso anche da professori universitari…. insopportabile!
Grazie a tutti. Grazie di esistere. Mi sento meno solo. Se fin dall’inizio avessimo sghignazzato in faccia a chi usava “piuttosto che” in senso disgiuntivo invece che avversativo, forse avremmo arginato il fenomeno, che è di solo snobismo. Ieri l’ha usato anche Gad Lerner nell’Infedele. Magnifico! Ormai l’errore è dilagato dal Nord, dov’è nato, al Sud: lo usa anche Leoluca Orlando. E l’ho sentito anch’io da professori universitari, da un generale dell’Intendenza di Finanza, tutto impettito nella sua divisa di rappresentanza, da una direttrice dell’agenzia delle entrate (mi vien voglia di evadere le tasse), da Alain Elkann, nel suo ovattato “Due minuti, un libro”, e potrei continuare a lungo. E pensare che una professoressa, membro dell’Accadenia della Crusca, nel 2002 scriveva che questo vezzo si sarebbe presto estinto, come altre deformazioni modaiole della nostra lingua! A proposito, la direttrice dell’agenzia delle entrate è andata più in là: ha usato in senso disgiuntivo pure “anziché”. Non ci rimane che veder cadere anche “invece di”, e poi per avere una forma avversativa dovremo ricorrere alle perifrasi. Ma cosa gli ha preso a questa gente? Qualcosa però potremmo fare, almeno per divertirci. Quando sentiamo usare “piuttost che” in senso disgiuntivo, chiediamo all’interlocutore da quando ha introdotto nel suo eloquio questa bestialità e perché l’ha fatto. Ve lo assicuro: il punto interrogativo che si dipinge sulla sua faccia rivela finalemnte il fesso che c’è sotto.
Davvero piacevole vedere quanta gente trova il “piuttosto che” congiunzione tanto fastidioso! Ci si sente davvero meno soli!!! E pensare che un post così è venuto da un metal-uomo/metal-meccanico, come ama definirsi, c’è da riflettere ;-).
I prof universitari, gli oratori di professione ecc, quando usano in questo modo il piuttosto che cadono nella mia stima precipitevolissemevolmente.
Ma che ne dite del “sic” (latino =così [nel testo])usato come “sigh”, “Ahimè”, dalla stragrande maggioranza dei blogger anche colti?
Ok ok, è roba un po’ più raffinata, lo ammetto…ma se si usa, usiamolo bene!
Per chi non lo sapesse “sic” si usa in presenza di una citazione che contiene un errore, per confermare che l’errore appartiene proprio al testo originale e non è un refuso di chi cita.
Cara Cristina,
Le persone colte non cadono sul “piuttosto che” e sul “sic”. E tanto meno le persone che parlano meglio il dialetto della lingua. A proposito, se vai in un’osteria, soprattutto al centro – nord, ed ascolti i nostri vecchi mentre giocano a carte, ti accorgerai che parlano un dialetto splendido, correttissimo, con tanto di congiuntivo, condizionale e gerundio. “A cardeva c’at fuss vanzà senza cop (Credevo che fossi rimasto senza coppe). Questo è ferrarese, per chi non l’avesse riconosciuto. In realtà gli orrori di cui tu, io ed altri abbiamo parlato in questi post appartengono ad un ceto medio e mediocre, di origine impiegatizia, privo di personalità e di palle, che pur di essere accolto “nella comunità” è pronto a qualunque compromesso linguistico. “Piuttosto che” in senso disgiuntivo è nato alla fine degli anni ’90 in Brianza. C’è chi dice anche prima, in Piemonte. La sua origine ha una spiegazione semantica di un qualche valore. Voleva indicare infatti la “possibiltà di scelta” tra opzioni ugualmente valide. Per esempio: “Con la Valtur puoi scegliere se andare in Grecia piuttosto che in Turchia” sottolineava più la tua possibilità di scelta che non l’esistenza della duplice offerta. In realtà la frase stava in piedi anche come “Con la Valtur puoi scegliere se andare in Grecia o in Turchia”. E qui è successo il disastro. Dal momento che le personalità povere si sentono irrobustite da una finta capacità di scelta, la forma “piuttosto che” in senso misto (avversativo per te / disgiuntivo per la Valtur) ha finito per essere usata sempre, in senso totalmente disgiuntivo. Qualcosa del genere è successo col trionfo di “utilizzo – utilizzare” sugli ormai scomparsi “uso – usare”, che erano tra l’altro più corti e più comodi. “Utilizzare” è un’attività concettualmente più complessa di “usare”. Io uso un martello per piantera un chiodo, ma in mancanza del martello posso utilizzare un sasso, cioè “renderlo utile” a quella funzione. Figuriamoci se gli psicolabili di cui sopra si son lasciata sfuggire l’occasione di sembrare più scienziati e meno bonobo. Ecco allora un dilagare di “utilizzi” per ogni dove. Perfino nei manuali d’istruzione per l’uso o la costruzione di oggetti vari. “Per fissare i due pannelli utilizzare le viti in dotazione”. Già, perhé altrimenti cosa me ne sarei fatto delle viti? Coraggio, Cristina, sorridiamo e teniamo duro. Con qualche “sfottò” ogni tanto, che non ci sta male.
Così, a titolo informativo, i bancomat di Intesa San Paolo parlano ormai di “prelevamento” piuttosto che di “prelievo”, siamo alla frutta!
L’uomo dovrebbe cercare di imparare dal Bonobo (notare le maiuscole).
Ciò che mi incuriosisce non è l’errore in se stesso, ma la sua causa. Il software di un bancomat passa attraverso decine di controlli e non è plausibile l’errore di un singolo o anche lo snobismo di un singolo. Qui c’è un intero ufficio che ha optato per “prelevamento”. Perché? Per distinguersi dalle altre banche? Ormai siamo alla sociolinguistica.
Pare che vada bene anche prelevamento… anche se suona peggio.
@Valerio, bello il Ferrarese, almeno a leggerlo, perché dubito che riuscirei anche a distinguere le parole nel parlato!
Credo che tutti possiamo sbagliare a parlare e a scrivere, l’importante é non dare niente per scontanto ( tipo la correttezza di ciò che dicono in TV e di come lo dicono), esercitare un sano senso critico (anche su noi stessi ) e non smettere mai di imparare… come sono saggia! 🙂
Sono d’accordo. L’uso di “piuttosto” mi fa veramente incazzare. E non è vero che viene usato dalla gente comune nel tentativo di parlare forbito. Se seguite i talk shows tipo Ballarò o Annozero sentirete di continuo quell’uso distorto del termine da parte di politici più o meno affermati. Addirittura in parlamento. Non se ne può più. Ormai è una moda.
non è che l’essere un politico affermato faccia di una persona comune un colto… a guardar bene sembrerebbe vero il contrario 😀
Sarà pure moda, come dice Antonio, ma moda da ignoranti, nel senso che ignorano la lingua.
A parte il “piuttosto” che continua ad imperversare, devo dire che l’altro giorno ho sentito al telegiornale un commento del Rettore de La Sapenza di Roma che affermava che una determinata cosa, che ora non ricordo cosa fosse, era “molto migliore” di un’altra.
Se ricordo bene “molto migliore” o “più migliore” sono degli sfondoni pazzeschi, o non più ??
“più migliore” è scorretto, ( pù si usa per creare il comparativo di maggioranza, ma “migliore” è , appunto già comparativo di per sé ) E legittimo e corretto invece scrivere ( o dire, o pensare 😉 ) “molto migliore”= molto più buono.
Non si può invece usare “molto” con il superlativo (“molto ottimo”), secondo me è per questo che ti sei confuso…
[…] in questione è oscena e volgare come piace a me, quindi possono tranquillamente non leggerla piuttosto che leggerla e poi prendermi a […]
Sottoscrivo in pieno, bravo Ulisse! E che ne dite dell’uso dei superlativi degli avverbi? Io provo una repulsione viscerale per quello che ritengo sia il capostipite, l’odioso assolutissimamente, ma anche i vari felicissimamente “PIUTTOSTO CHE” lentissimamente “PIUTTOSTO CHE” velocissimamente “PIUTTOSTO CHE” rapidissimamente non sono da meno!
sono assolutissimamente d’accordo con te 😉
A proposito di questi strafalcioni grammaticali, chiedo se invece della forma “piuttosto che” si può usare “piuttosto di” es: si tolse la vita piuttosto di arrendersi ai dominatori…
si tolse la vita piuttosto che arrendersi ai dominatori…
qual è la forma più corretta se una dovesse esserci?
Così a naso direi che possa andar bene anche “piuttosto di”, ma mi suona molto più gradevole “piuttosto che”, purché usato nel modo giusto!
hahaha grande don zauker ^___^
http://www.noreg.it/index.php?type=art&id=2
Sto facendo una crociata (anche su Facebook)contro il cattivo uso del”piuttosto che”.Ma chi sara’ stato il primo a dire questa corbelleria?