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Ieri io ed alcuni Bovi siamo tornati a volare a Monterosso.


Secondo un’ordinanza comunale, l’atterraggio in spiaggia è proibito dal primo giorno di Giugno fino alla fine di Settembre, quindi questo era il primo fine settimana volabile della stagione, e le previsioni meteo non sembravano neanche male: ci aspettavamo di trovarci il mondo, invece c’eravamo solo noi!
Con buona probabilità la maggior parte della gente ha evitato di venirci a volare intimorita dallo stato in cui versa il decollo: l’amministrazione comunale ha disposto che lo spazio sottostante al praticino attrezzato dai club di volo locali, venisse utilizzato per depositare le macerie ed i detriti rimossi dal paese a seguito dell’inondazione dell’anno passato.
Secondo me, riportare a monte quello che era franato a valle, per rimetterselo in bilico sopra la testa, non è una delle migliori idee in assoluto, ma a parte questo c’è il fatto che i detriti non erano composti solo da terra e sassi, c’erano dentro anche un bel po’ di tubi, ferri ed altre porcherie.
La poca acqua che è venuta quest’estate è stata sufficiente a dilavare parte della terra, col risultato che sono rimaste tutte le porcherie bene in vista ed in attesa di franare in mare…

Un’immagine, specialmente se presa dal punto di vista privilegiato che offre il parapendio, vale più di cento parole:

Il volo è stato comunque divertente, ed il bagno in mare una favola, spero che il sindaco prenda provvedimenti per sistemare il decollo in modo che questo posto fantastico torni fruibile da tutti i volatori.

Nei giorni scorsi sono stato con Giovanni a volare a Poggio Bustone; la gita è stata organizzata un po’ in fretta e furia, quindi non abbiamo trovato nessun altro per accompagnarci, ma intanto abbiamo capito come funziona il posto e la prossima volta ci torneremo in forze.

L’organizzazione dei club a Poggio Bustone è eccezionale, c’è addirittura un bar con sedie a sdraio e piscina all’atterraggio, e ben due navette che fanno la spola col decollo ad un prezzo molto ragionevole.

Il decollo è molto ripido, con un vento fortemente influenzato dalle bolle di termica che si staccano dal pendio sottostante e quindi abbastanza allegro.
Per decollare bene è necessario che si verifichi almeno una delle seguenti condizioni:

  • vento leggero e condizioni deboli
  • vela molto docile e facile da gestire
  • ottimo controllo della vela a terra

Non disponendo di alcuna di queste, i tre voli che ho fatto li ho cominciati con tre belle capriole, nella prima delle quali ho coinvolto anche Giovanni, fortunatamente senza conseguenze.
Da parte sua, Giovanni non è che abbia fatto dei bellissimi decolli… in definitiva non abbiamo fatto una gran bella figura, meno male che i toscani sono sempre simpatici a tutti ed abbiamo mascherato bene la cosa 😛

In volo le termiche sono generose, anche se non sempre molto docili, ed offrono la possibilità di quote notevoli; noi abbiamo raggiunto circa i 2600 m, ma i locali ci hanno detto che non è raro sfiorare i 4000!

Non conoscendo il posto, ci siamo spostati poco lontano dall’atterraggio, ma ci siamo fatti l’idea che si possano fare delle girate interessanti.
Il volo più divertente è stato il pomeridiano di Sabato: siamo riusciti a decollare più o meno insieme ed abbiamo fatto tutto il volo in compagnia, girellando per i monti e la piana e concordando la rotta via radio. Alle 8 passate, con le luci di Poggio Bustone già accese, c’era ancora gente in volo!

L’unico problema che c’è stato è dovuto alla siccità, che ha reso il suolo del decollo polveroso e friabile, ed ora abbiamo polverose e terrose anche le vele, toccherà armarsi di spugna umida e pulirle, ma farsi quasi 50 m² di tessuto piano piano a mano è un bel lavoraccio…

Nei giorni scorsi io e la Cri siamo stati a fare un giro in valle Antrona, che è una delle valli laterali della val d’Ossola (zona famosa prevalentemente per la lettera D di Domodossola).

Il percorso, che parte dal lago di Antrona, passa dalla diga di Campliccioli, raggiunge la diga del Cingino e poi quella di Camposecco, si sviluppa approssimamente su 1450 m di dislivello distribuiti su 27 km, anche se non ho la misura precisa perchè mi è finita la batteria del telefono e non ho potuto completare la traccia GPS. Il sito da cui abbiamo tratto la guida specifica circa 24 km, ma credo che non tenga conto dei 3 km percorsi in un tunnel, dove il GPS non funziona.

La difficoltà tecnica del percorso non ci spaventava ma lo scarso allenamento si, per cui abbiamo deciso (saggiamente) di dividere l’itinerario in due pezzi, pernottando al bivacco del Cingino.
La salita è cominciata molto dolcemente ed è proseguita allo stesso modo per diversi kilometri, fino ad arrivare ad uno strappo abbastanza deciso che in breve ci ha portato ai 2200 m della diga del Cingino. Le persone incontrate sulla via non mancavano mai di informarci di quanto fosse più ripido il sentiero dall’altra parte, facendomi preoccupare un po’ per le mie ginocchia marce inadatte alla discesa…
Il bivacco del Cingino è un hotel a cinque stelle! Una bellissima struttura in muratura dotata di una quindicina di posti letto con materasso, guanciale e coperta, un ampio tavolo per mangiare ed anche un fornellino a gas da campeggio.
Sostanzialmente non importava portarsi il sacco a pelo, e se avessimo portato una bombolina di gas avremmo anche potuto farci un thè, un caffè o una minestrina liofilizzata.
Accanto al bivacco c’è una bella fontana di acqua freschissima, potabile ma non molto dissetante in quanto povera di minerali.
Al bivacco abbiamo conosciuto Annamaria ed Ambrogio, una coppia di simpaticissimi circa-sessantenni in forma splendida, podisti di alto livello, che pur di non dover condividere lo stesso tetto coi miei profumatissimi piedi, hanno montato una tendina fuori ed hanno pernottato lì.

A poche centinaia di metri dal bivacco abbiamo potuto ammirare il curioso spettacolo degli stambecchi che si inerpicano sulla diga a leccare il salnitro che si forma sulle pietre.

La mattina ci siamo svegliati all’alba, abbiamo lasciato un biglietto ai nostri amici podisti (che sicuramente ci avrebbero raggiunto sul percorso) e ci siamo incamminati verso Camposecco.
Una buona parte del percorso si effettua all’interno del tunnel di una condotta a pressione, camminando a tratti su delle passerelle per evitare di bagnarsi i piedi. Il tunnel ha un sistema di illuminazione che si accende dalle estremità, ma è comunque raccomandato dotarsi di una torcia propria, per non trovarsi al buio pesto.
Una volta usciti dal tunnel si percorre per il vecchio tracciato di una ferrovia in disuso, inizialmente pianeggiante ma che poi assume una pendenza al limite del ridicolo!

Il lago di Camposecco è decisamente più bello da vedere di quello del Cingino, ma il bivacco è nettamente inferiore, giusto una baracca di lamiera con una manciata di posti letto accatastati.
Da Camposecco abbiamo cominciato la discesa, che si è rivelata davvero molto ripida, ma non così terribilmente pericolosa come ci avevano preannunciato. Le ginocchia tutto sommato ce l’hanno fatta abbastanza bene!

Una volta tornati a valle abbiamo concluso la gita assaggiando una delle specialità locali: i castagnocchi ossolani.

La notte tra sabato e domenica l’ho passata, in compagnie di alcuni amici volatori, sulla vetta del monte Sumbra, con l’intenzione di scendere in volo la domenica mattina.

La squadra era composta da: Marco il Presidente, Roberta, Gabriele, Moreno ed ovviamente me.

La salita non è stata facilissima, 350 metri di dislivello da salire con circa 22 Kg di zaino sulle spalle (l’attrezzatura da volo più quella da bivacco), ma in circa un’ora e mezza ce l’abbiamo fatta.
Non soddisfatti, dopo aver piantato le tende siamo tornati giù al primo bosco raggiungibile a raccogliere un po’ di legna da ardere, con la quale ci siamo scaldati due volte.

La notte l’abbiamo passata guardando le stelle (cadenti e non, soprattutto Vega) e bevendo thè freddo (di marca Glen Grant), poi ci siamo rifugiati nell’accampamento che avevamo allestito: Marco e Moreno nelle rispettive due tende, io Gabriele e Roberta nella cuccia del cane (chihuahua) di quest’ultima, dove siamo riusciti ad entrare solo grazie all’aiuto dei fumi dell’alcol.

La mattina mi sono partorito fuori dalla tenda giusto in tempo per vedere l’alba, mentre per svegliare gli altri io e Marco abbiamo pensato bene di aspettare un’ora troppo tarda per l’alba ma ancora abbastanza presto per rompere le scatole 😀

Verso le 10 sono arrivati anche Massimone (il padre di Gabriele) e Mosè, venuti appositamente per fare il volo.
Purtroppo era già entrata un po’ di brezza di mare, quindi per il decollo ufficiale c’era un leggero vento da dietro, intervallato da deboli sbuffi di termica.
La mia idea di decollare sul versante ovest e poi girare subito intorno alla vetta e rientrare nella vallata di Vagli è stata cassata subito come “troppo ardimentosa e pericolosa”, quindi ci siamo adattati a decollare fronte pendio prima che il cielo si velasse troppo e le bolle davanti venissero sopraffatte dalla brezza da dietro. Risultato: planatona; bella e suggestiva, ma pur sempre planata.
Circa mezz’ora dopo che eravamo atterrati, il cielo si è aperto ed hanno cominciato a formarsi dei bei cumulotti sopra alle vette…

Dopo aver pranzato al ristorante a Vagli ed aver recuperato Mosè che si era perso nel bosco (e meno male che doveva guidare il popolo di là dal mar Rosso…) abbiamo cominciato a  rincasare, ma passando da Marlia ho visto in aria la vela di Maurizio e mi sono fermato ad aspettarlo in atterraggio.
In terra a piegare le vele c’erano altri Bovi ed anche Bracino, da cui ho appreso che la mia idea di decollo dal Sumbra è in realtà lo standard, a meno che non ci sia vento meteo da Nord-Est!

Vabbè, la prossima volta lo so ed aspetterò che maturino le condizioni senza farmi spaventare dalla brezza di mare “da dietro”; ormai stavolta è andata così, ma ci siamo divertiti lo stesso!

Oggi, per fare una supplenza al mio Prof di Mate preferito, sono stato a fare il prodiere in barca a vela.

La location era Bilancino, la barca una Vaurien, il timoniere era Carlo, simpaticissimo amico del Gianca (il Prof), la temperatura era freschina, per usare un eufemismo, e il vento tanto e bastardo!

Ci siamo trovati alle 10.30 ma il vento da NE era talmente forte che il custode del circolo nautico ci ha cortesemente espresso il suo diniego: “co ‘sto vento ‘un se ne parla nemmeno, se vu’lle volehe, le barche, mettete mille euro lì sul tavolo e se vu’lle rompehe dite ciao ai soldini!”

Dopo alcune ore e un tagliere di affettati, il vento era effettivamente calato un bel po’, anche se c’erano ancora alcune raffiche interessanti, ma il tipo ancora non ne voleva sapere. Con un paio di telefonate e qualche ungitura data bene siamo riusciti finalmente ad estorce due natanti, ma il tipo ci ha ammonito: “vu’ll’avehe voluhe, e vu’lle pigliahe, ma icchè vu’rrompehe lo pagate, e subito! Ce l’avete i soldi dietro?” – questo ovviamente ci ha messo subito a nostro agio 🙂

Il vento di base in realtà non era molto forte, bisognava solo stare attenti ai rafficoni che, arrivando all’improvviso, rischiavano di far scuffiare in un attimo, ma io e Carlo ci siamo subito affiatati e siamo riusciti a goderci un paio d’ore di bordi scuffiando una volta sola. Di proposito. 😛

Dopo essere approdati elegantemente ed aver salpato la bagnarola il vascello mediante l’apposito carrello, sono andato in cima al molo per aiutare all’approdo le donzelle dell’altro equipaggio; dato che erano arrivate un po’ corte e non riuscivano a raggiungere il molo, mi sono tuffato per trainare la barca a nuoto, facendo un gran figurone e passando per galante (loro non potevano sapere che tanto ero già bagnato fradicio dalla scuffia di poco prima 😀 )

Una giornata divertemte, buona compagnia e un’esperienza nuova sicuramente da ripetere. E poi era anche l’ora che riuscissi ad andare in barca!

Nello scorso fine settimana, insieme ad un nutrito gruppetto di volatori, siamo stati in gita sul Monte Cucco, paradiso dei deltaplanisti, dove abbiamo avuto la sfacciata fortuna di trovare due giorni perfetti invece per il parapendio!

La nostra sede operativa è stata l’Ostello del Volo a Sigillo, un ostello gestito da una coppia di ragazzi simpaticissimi, con prezzi molto economici, cibo ottimo ed a duecento metri dall’atterraggio, cosa si può volere di più?
(forse un’altra camera, dormire insieme a Giovanni che russa è un po’ come dormire in una segheria…)

Il Sabato sono decollato per il primo volo pensando di fare una planata o poco più per prendere familiarità col luogo, ma dopo un inizio faticoso, in cui mi sono dovuto sudare ogni metro di quota guadagnata, sono riuscito ad agganciare una bella termica, sono arrivato sopra la vetta del Cucco a circa 1700m e poi sono tornato a fare top-landing sul decollo. Diciamo che la dimestichezza l’ho presa… 🙂

Dopo un po’ ho deciso di decollare di nuovo ed ho fatto un buco clamoroso, per evitare di andare nel bosco sono atterrato alla base dei prati sommitali, a metà pendio, sono risalito un po’ a piedi spostandomi più a nord e da lì sono ripartito verso l’atterraggio. Poco elegante, ma è tutto mestiere che entra.

Con il terzo volo ho preso un po’ le misure ai dintorni del decollo e dell’atterraggio, cercando di capire dove potevano formarsi le termiche migliori.

La Domenica l’ho cominciata subito con un volo meraviglioso, ho agganciato bene subito davanti al decollo ed ho provato a spostarmi un po’ verso Sud, ma non teneva e sono tornato al decollo a ricaricare quota nella stessa termica, ancora potente; mi sono diretto allora verso il Nord e circa sulla vetta del Cucco ho agganciato un bel cumulo che mi ha portato, con qualche scossa, fino quasi a 2300m. Ho continuato a risalire il vento cercando di agganciare anche il cumulo successivo, ma era lontano e le discendenze tra i due mi hanno schiacciato un bel po’ giù. Probabilmente sarei riuscito ad arrivare all’ascendenza ancora abbastanza alto, ma mi scocciava l’idea di atterrare fuori campo e scomodare qualcuno per il recupero, ed ho quindi optato per tornare in atterraggio. Qui c’è la traccia GPS del volo.

Risalendo per recuperare i mezzi in decollo, mi sono concesso un’altro voletto in restituzione termica, godendomi in pieno relax le condizioni lisce lisce, turbate solo a tratti da qualche svizzero che non dava la precedenza.

Per il Lunedì era previsto vento forte ed abbiamo deciso di andare a provare il volo più basso di Gubbio; è stato quasi una planata, ma la suggestività del paesaggio ha reso il volo gradevolissimo e ci ha fatto chiudere la gita in bellezza.

Neanche un’ora dopo che eravamo atterrati, aveva già cominciato a piovere. Siamo proprio stati fortunati!

Nello scorso fine settimana sono stato ad AvetoInAria, una manifestazione di volo libero a Santo Stefano d’Aveto (che si pronuncia Àveto, non Avéto) insieme ai Bovi.
Il programma della manifestazione prevedeva l’inaugurazione di un decollo ed una gara di centro, oltre ad una cena tutti insieme in un ristorante lì vicino. Abbiamo fatto tutto 🙂

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La Sicilia è un posto fantastico! Bei luoghi, bella gente e ottima roba da mangiare!

Il contachilometri del Furbone ha calcolato circa 4000 km di viaggio, di cui solo la metà per andare e tornare indietro, il che significa che altri 2000 li abbiamo fatti girando un po’ tutte le strade della meravigliosa isola; da questo punto di vista non c’è stato il minimo problema, né per il motore, né per le soste notturne fuori campeggio, né tantomeno per la famigerata SaRc, che lontano dagli esodi è impegnativa ma percorribile.

Il giro che abbiamo fatto è stato pressappoco: Catania – trekking sull’Etna – Brucoli – Siracusa – Pantalica e Valle dll’Anapo – Cava Grande del Cassibile – Palazzolo Acreide (volo in parapendio) – Ragusa – Oasi di Vendicari – Riserva Naturale di Torre Salsa – Selinunte – Marsala – Trapani – Erice – Riserva Naturale dello Zingaro – Partinico (volo in parapendio) – Palermo – Nebrodi (Rocche del Crasto) – Catania. La doppia sosta a Catania è servita a poter cenare col mio nonnizio, ovvero il fratello di mio nonno.

La gente che abbiamo incontrato sulla via è sempre stata (fatta eccezione per le guide dei parchi archeologici) splendidamente accogliente ed aperta, chiunque abbia ricevuto un minimo di attenzione è sempre stato pronto a raccontare una storia, e chiunque si sia sentito chiedere aiuto si è sempre fatto non in quattro, ma in otto per aiutarci! Provare per credere, basta chiedere un’indicazione stradale per essere accompagnati fisicamente sul luogo!

Invece di dilungarmi in complimenti, però, voglio citare un lato negativo comune a quasi tutti i posti che ho visitato: lo sporco. Purtroppo pare che alcuni Siculi non provino lo stesso amore e rispetto che provo io per la loro terra, e vi abbandonano rifiuti ed immondizie 😦
È un vero peccato, anche perché si respira ovunque un desiderio di legalità, si percepisce la voglia di cambiare, di non rassegnarsi più… ma probabilmente basta una piccola percentuale di sudicioni (o di mafiosi) per rovinare l’atmosfera.

Una coccinella di buon augurio per il futuro 🙂

(clicca sulla foto per vedere tutta la galleria)

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Ancora torno a parlare di questo sport, a dispetto di quanto promesso nel post precedente…

Oggi io, Maurizio ed Alessandro, invece che fare avanti e indietro sempre in uno stesso posto, corroborati dall’aver imparato entrembi a partire al volo, siamo andati a fare la prima “gita” seria, ovvero una pedalata su una pista ciclabile vera, fuori, in campagna!

Col mio gioiellino ho registrato il tracciato della pedalata, e devo dire che sono sorpreso dalle statistiche: non avrei mai detto che si tenesse una velocità media di quasi 7 km/h!

Ecco il tracciato, cliccando sul segnaposto in basso si accede alle statistiche:

E per finire, una foto commemorativa della giornata:

Lo scorso fine settimana l’abbiamo trascorso insieme ad alcuni amici Jokeristi al Parco dell’Uccellina.
Tempo tutto sommato buono, bei posti, ottima compagnia ed abbiamo fatto anche il bagno!

Carino l’incontro con la volpe sulla spiaggia, anche se vedere un animale selvatico talmente addomesticato da venire a mangiare dalle mani dei turisti, mette un po’ di tristezza.

Tra una cosa e l’altra ho scattato anche qualche foto di cui sono abbastanza soddisfatto, ne ho messe quattro qui.