Questo fine settimana è stato abbastanza intenso, direi…
Venerdì siamo andati a fare un voletto in Pizzorne, al termine del quale purtroppo, per un errore di valutazione, Daniele è arrivato corto per l’atterraggio, ha tentato di atterrare sulla strada ma ha agganciato un albero con i cordini di sinistra, ha fatto compasso e si è piantato in terra ai piedi dell’albero.
Per fortuna non ha riportato danni gravi, se l’è cavata con un occhio nero, un po’ di mal di schiena ed un sette sulla vela; poteva andare meglio, ma poteva andare anche molto peggio.
Al pronto soccorso di Lucca, dove l’abbiamo portato per controllare che non ci fossero danni nascosti, l’hanno voluto tenere in osservazione fino alle 8, quindi per ammazzare il tempo io e Giovanni siamo andati a fare una planata a Diecimo (ovviamente dopo aver saputo dagli esami che non c’erano danni… cinici va bene, ma mica così tanto!)
A Diecimo, dove le condizioni erano giuste proprio per una planata, ho approfittato per provare lo stallo di B, manovra di discesa consigliatami vivamente da Endrio al posto della vite, per salvaguardare l’integrità della vela.
È una manovra psicologicamente massacrante, dato che si tratta di far smettere di volare l’ala e precipitare in stallo paracadutale, salvo poi farla riaprire e tronare a volare normalmente.
Con una vela basica come la mia è una manovra relativamente sicura, se non ci si fa prendere dal panico e non si smanetta coi comandi non si rischia niente, e comunque è una manovra molto più dolce e tranquilla di quello che mi aspettassi. Certo, probabilmente se la si fa per uscire da un cumulo probabilmente è più ballerina…
Un grazie anche a Carlo e Giovanni per le dritte sulla manovra e per il recupero.
Disclaimer: Endrio, Giovanni e Carlo si sono limitati a darmi, su mia richiesta, delle indicazioni tecniche su come effettuare lo stallo di B; l’iniziativa di provarlo a Diecimo senza l’acqua sotto è stata unicamente mia, come mia è stata la totale assunzione dei rischi correlati.
Prima di provare per la prima volta una manovra potenzialmente pericolosa, è sempre bene documentarsi se la propria ala sia in grado di sostenerla ed in ogni caso è sempre meglio farla sopra uno specchio d’acqua, seguiti via radio da un istruttore qualificato e possibilmente durante un corso SIV.
In pratica, non fate come me! 🙂
Il Sabato l’ho dedicato a portare al mare la fidanzata, dove però ho avuto occasione di rimettere i piedi su una tavola da windsurf.
C’era infatti una ragazzina che stava facendo i suoi primi tentativi con un’attrezzatura non certo adatta ad un principiante: una tavola da meno di 90l, senza deriva e sdrucciolevole per l’età, ed una vela un po’ troppo cazzata e col boma di una spanna troppo in alto…
Dopo averle sistemato il boma e dato due dritte su come tenere il peso, mi ha chiesto se volevo fare un giro io, cosa che ovviamente ho accettato di fare anche se il vento era scarsissimo e rafficato.
Dopo quasi due anni di inattività, sono saltato su una tavola sconosciuta facendo partenza in acqua, un accenno di planata, virata e rientro in maniera quasi elegante! Non male, bravo me! 😀
Domenica sono andato con Nico e Riccardo a provare il volo dei Faggi di Javello, sopra Prato, a due passi da casa ma irraggiungibile a causa della strada molto malmessa.
È stata poco più che una planata, ma è bastata per intuire le potenzialità del posto, se capiterà di poterci tornare sicuramente non mancherò.
Per concludere in bellezza, caricandomi in spalla la sacca del parapendio ho resuscitato un vecchio dolore alla schiena, probabile eredità di una caduta in snowboard, ed ora mi muovo come un burattino…